P.S.
Stefania: “[domanda di un amico:] perché deve essere interessante procurarsi delle ferite sul corpo? è un modo strano di vedere piercing e buchi, ma devo ammettere non ho risposta da dargli, almeno non fino a quando non concordiamo sul concetto di ferita. E qui la parte di me che detesta le convenzioni è andata in difficoltà.”
Non so che cosa tu abbia risposto alla fine a quel tuo amico. Personalmente avrei trovato del tutto sensata la sua obiezione fino a qualche anno fa, quando ero del tutto indifferente agli orecchini e non ne sentivo minimamente il fascino. Infatti quando mia madre mi chiese di rifarle i fori (e sono capitato la prima volta su questo sito) ci tenevo a non deluderla però l’approccio con cui mi sono posto non era diverso da quello di chi si accinge a fare un’iniezione.
Cosa c’è di interessante a “procurarsi ferite sul corpo”? La differenza è che un buco all’orecchio non è una semplice ferita che ti procuri inavvertitamente e nemmeno un’iniezione che ti fai per necessità. Ma è una tua decisione per esprimere te stessa attraverso qualcosa di bello, che per te ha significato. E di conseguenza ha un suo fascino.
Per come la vedo io questo fascino viene da lontano (questo è il bello anche se non ce ne rendiamo conto) perché è arrivato a noi da una tradizione plurimillenaria (l’uso degli orecchini e dei fori per inserirli ha magari avuto momenti di appannamento ma non si è perso nella storia) però è interessante notare che in ogni epoca si è ri-attualizzato di pari passo con la società e infatti oggi più che mai gli orecchini (e i modi di portarli) sono parte dell’espressione individuale e delle scelte (anche non-convenzionali) di ciascuno. Dunque tutt’altro che una semplici “ferite”!
😉